Fenomenologia della trasparenza: incontro con l’architetto Duilio Damilano

Giardini di Rita

“Un progetto che si inserisce in un contesto territoriale deve essere prima di tutto accogliente. Avete capito bene, non accolto, ma accogliente. Deve cioè porsi in ascolto della natura e dell’ambiente circostante e farlo suo, integrarlo, ospitarlo, lasciarlo entrare”. È la visione di Duilio Damilano, architetto e founder di Damilano Studio.

 

Damilano espone la sua idea di architettura allo stesso modo in cui un letterato espone la sua poetica: “Prima di tutto io porgo massima attenzione al territorio. E quindi parto dai materiali tipici del luogo e dallo stile locale. Poi lavoro sullo stimolare tutti i sensi, dalla vista al tatto, dall’udito all’olfatto. Cerco di creare un’empatia, una casa “aperta” verso l’esterno che consenta la vista sul giardino, sul panorama esterno, al cielo. La mia architettura abbraccia la corrente “vernacolare”, proprio per il rapporto di forti connessioni con il territorio. Connessioni che non devono cedere alle tentazioni di puri esercizi di stile e design fini a sé stessi. Io prediligo sempre i materiali veri, e mai quelli artificiali o da laboratorio. Per me ci vuole trasparenza in quello che fai e costruisci, sempre. Ovviamente questa è la mia visione, ma poi ogni progetto fa storia a sé, e va calibrato con le richieste del committente”.

 

E nel caso de “I giardini di Rita”, progetto al quale ha collaborato anche Impronta, le richieste del cliente collimavano perfettamente con la sua visione: doveva essere una residenza di famiglia contemporanea, ma con richiami all’architettura del luogo e con l’attenzione al territorio. Damilano ha così utilizzato il legno dei boschi limitrofi, declinandolo in modo diverso, e fatto ricorso alle pietre della zona. “La residenza ha un rivestimento ligneo – spiega l’architetto – che dall’esterno entra nell’interno seguendo la falda del tetto e poi esce fuori di nuovo. Ha una funzione interna, una funzione esterna e di nuovo interna con una continuità espressa dal materiale”.

 

La villa poi possiede due giardini diversi ma estremamente vivaci. Il primo, che dà il nome alla residenza “I giardini di Rita”, è di pertinenza, legato alla casa, studiato e progettato nei minimi dettagli. Il secondo, su un altro lato, è un enorme uliveto, nato su un terreno che originariamente era una vigna. “Entrambi gli ambienti aprono un dialogo naturale che la casa deve saper intercettare e alimentare – sostiene Damilano -. Serve ricevere ciò che l’esterno ti comunica. E allora insieme all’architetto Enrico Massimino (con cui collaboro da più di 20 anni e che riesce sempre a dare perfetta aderenza alle mie idee) abbiamo progettato una casa fatta di trasparenze, che permettano di entrare in rapporto con questi ambienti”.

 

 

E qui entra in gioco Impronta, che con le sue soluzioni custom made ha permesso l’installazione di grandi superfici vetrate. “La prima volta che ci siamo incontrati con Impronta – racconta l’architetto – mi hanno portato a vedere una villa fatta precedentemente, più squadrata e imperiosa, ma addolcita da queste pareti opache ricoperte con queste vetrate. Mi piaceva che si potesse ragionare su vetrate molto ampie anche perché io non capisco tutti quei progetti in cui si blindano le persone dentro casa e poi si ricercano soluzioni tecnologiche per far arrivare l’aria. La tecnologia è fondamentale, ma deve essere al servizio, non deve mai essere autoriferita. Impronta mi ha dato quello che cercavo, mi ha permesso di “stare aperto” e di non barricare il committente in casa, grazie alla possibilità di installare grandi vetrate scorrevoli”.

 

Queste grandi finestre e le loro performance tecniche e di isolamento sono forse la massima espressione del concetto di trasparenza tanto caro alla “poetica” di Damilano. “Quando parlo di vetrate – racconta l’architetto – mi viene sempre in mente l’esempio del recupero di vecchi fienili: luoghi ideali in cui inserire delle grandi finestre negli archi per creare una compenetrazione continua tra la campagna e il rudere. D’altronde – conclude Damilano – il concetto architettonico dell’accoglienza di cui parlavamo all’inizio, è sempre e comunque una questione di trasparenza”.

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