C’è un solo elemento che guida la rivoluzione dei materiali naturali per la nuova architettura degli anni ’20: è il legno. L’unica risorsa in grado di far incrociare due direttrici principali: la sostenibilità e la dimensione domestica del post pandemia
Si tratta di uno dei materiali più versatili e più adatti per progetti che puntano a creare una continuità tra interno e paesaggio, a fare da trait d’union tra architettura e natura: il legno, tessuto vegetale destinato a ricoprire sempre più spazio nelle future tendenze per appartamenti, case, villette, residenze di campagna o montagna. I mesi di lockdown hanno innescato, oltre ad un ripensamento degli spazi, anche una spinta verso l’esterno, un bisogno di maggior comunicazione con gli elementi ancestrali per raggiungere più consapevolezza del proprio status di individuo inserito in un contesto naturale, un contesto da “ascoltare” e rispettare. E il legno, unito a grandi vetrate che attirano la luce, gioca un ruolo fondamentale per sostenere queste nuove necessità progettuali.
Da sempre grande estimatore del legno è l’architetto Dario Scanavacca, titolare dello studio ds_A architettura di Bassano del Grappa. Scanavacca deve gran parte della sua formazione alla lunga collaborazione intrapresa con Sergio Los, figura intellettuale di spicco e tra gli antesignani della bioarchitettura e della bioedilizia. Termini di uso comune oggi, quando si parla di progetti sostenibili e a basso impatto ambientale, ma che Los trattava già 30 anni fa.
L’approccio che Scanavacca ha nei confronti di ogni progetto è quello di una visione costruttiva ampia: “L’architetto è un professionista – spiega – che deve mettere al servizio del cliente tutta la propria esperienza, tutte le proprie capacità. Deve saper consigliare, deve suggerire e, alle volte, deve anche saper scendere a compromessi. I progetti sono sfide, ma vanno visti anche come opportunità”.
E le opportunità nascono innanzitutto dal contesto nel quale si opera. Sia a livello micro (per il tipo di abitazione che si va a creare o ristrutturare), sia a livello macro (per il contesto ambientale, culturale e industriale della zona nella quale si inserisce l’intervento). Per esempio, è evidente che ogni progetto che nasce nell’area del distretto dell’arredo e del legno subisca certi input che sono diversi rispetto ad altre zone d’Italia, proprio per la possibilità di poter avere “in casa” una intera filiera di eccellenza mondiale. “Mi capita spesso – dice Scanavacca – di lavorare con aziende della zona di Treviso, Vicenza, Padova e Venezia, perché mi sembra quasi naturale, dal punto di vista della conoscenza del territorio e delle competenze uniche che queste realtà sono in grado di esprimere”.
A livello di opportunità e tendenze merita poi un discorso a parte il legno, che per Scanavacca rappresenta una sorta di primo amore: “Mio padre aveva una ditta di arredamenti – racconta – e quindi il legno è un materiale con cui mi sono confrontato fin da quando ero bambino. Quando andavo ad aiutarlo, ho sempre avuto a che fare con questo tipo di materiale. Lo adoro. E mi auguro – conclude Scanavacca, proiettando lo sguardo al futuro – che possa conquistare sempre più spazio nei prossimi anni, insieme agli altri elementi naturali, e sicuramente la spinta che arriva da più parti per edifici sempre più sostenibili è un ottimo volano per intraprendere questa direzione”.
Il ruolo del legno, la maggior connessione con la natura e un approccio costruttivo moderno ma che tenga conto del contesto, trovano una sintesi perfetta nel progetto “Casa di campagna” votata dal portale archilovers.com tra i Best Projects 2021.
L’architetto Scanavacca lo racconta così: “Casa di campagna è un progetto molto particolare al quale sono molto legato. Apparentemente è una casa molto moderna, ma in realtà è un esempio chiaro di adattamento al contesto locale che la circonda: per questo progetto avevamo, ad esempio, la necessità di difenderci dalla vista esterna, perché il proprietario richiedeva la giusta privacy, ma anche di valorizzare il panorama bucolico che circonda l’abitazione, caratterizzato da una collina dove spesso pascolano le mucche. La conformazione del fabbricato è quindi nata proprio da determinate esigenze specifiche del luogo. Abbiamo quindi previsto molte vetrate in un lato piuttosto che nell’altro: questo perché la casa è chiusa nel lato nord ed ovest, i lati nei quali bisogna proteggersi dal vento e dall’acqua, mentre è aperta a est e a sud per catturare la luce e il sole naturale, ma anche per godere della vista della campagna. È una casa introversa, nel senso che fugge dalla vista esterna, ma è anche estroversa, poiché nella parte interna e privata è molto aperta. In questo modo si crea un dialogo con il giardino e con l’ambiente circostante”.
Il materiale dominante è il legno: “La Casa di campagna è una casa in legno – sottolinea l’architetto –, è una bioarchitettura. Siamo stati attenti a utilizzare materiali certificati e naturali. Questo è merito anche della committenza che è stata molto attenta, fin dall’inizio, su questi aspetti”.
Fondamentale la collaborazione con Impronta per i serramenti e gli infissi di alta qualità, in grado di fornire alla casa le caratteristiche estetiche e funzionali che richiedeva, a partire dall’efficientamento energetico e dalle grandi vetrate: “La luce naturale per me è fondamentale. La prima cosa a cui penso davanti a un nuovo progetto è trovare la giusta luce naturale. Quando posso, cerco di avere sempre grandi vetrate, le quali sono diventate oggi quasi più performanti rispetto alla muratura. Sono una grande opportunità. Mi affido dunque a specialisti del settore che possano darmi indicazioni sui migliori sistemi di illuminazione e su infissi e serramenti di qualità che agevolino il dialogo tra l’esterno e l’interno”.
Un dialogo tra architettura e natura che, a giudicare dalle tendenze del momento, è destinato ad essere sempre più immanente in un’era contraddistinta da scelte progettuali sempre più sostenibili.
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